E’ stato detto che  “la  pittura  è poesia silenziosa”; affermazione che ben si adatta all’opera pittorica di Ilario Menegaldo, per cui ogni sentimento e stato d’animo diviene colore. La sua produzione artistica non ha bisogno di ulteriori presentazioni tanto è affermata e conosciuta; va sottolineato, però, che questa evidenzia una sempre maggiore sicurezza nella pennellata con un “piglio artistico” ormai peculiare e tale da denotare un suo stile personale.

I suoi paesaggi trasfondono tranquillità e invitano alla meditazione la loro atmosfera è carica di suggestioni trasmesse dall’evanescente surreale nebbiolina che li avvolge, tanto da farli sembrare fuori dal tempo e dallo spazio, ma che si apprezzano, invece, come reali e ben definiti. Sembra che l’animo si distenda e si faccia catturare da queste tele, tanto è la soavità e la grazia che esse effondono. Il paesaggio, quasi sempre trevigiano, trova in Ilario Menegaldo un pittore che ne valorizza la bellezza e la peculiarità e ne fissa, con sapiente creatività, immagini ed emozioni; il nostro occhio ed il nostro animo restano appagati da queste sfumate atmosfere e ne succhiano emozioni e colori, segno di perfetto equilibrio fra l’uomo e il pittore; la vista si inebria, cerca emozioni nuove e irripetibili, le trova di quadro in quadro,  mai paga, tuttavia, di quanto vede ed intimamente percepisce. Tutte le componenti dei suoi paesaggi pervadono i nostri sensi e li catturano.

Sembra che Ilario Menegaldo sfiori appena la tela con pennellate delicate, ma decise, e che affidi alla luce il ruolo fondamentale nel fissare momenti praticamente irripetibili, abbinati a precisi stati d'animo; ne risulta un connubio esemplare fra colore e luce, che finisce col diventare una caratteristica che il nostro pittore sviluppa e affina nel tempo.

Menegaldo non dipinge santuari e stereotipi di bellezze naturali, ma luoghi familiari e conosciuti che possiamo trovare “dietro l’angolo” dei nostri paesi, soffondendoli di quell'alone di soavità visto con gli occhi del cuore, ne risultano composizioni che afferrano e affascinano.

Le poche nature morte di Menegaldo sono un inno alla vita, ti invitano “a mangiarle con gli occhi” e ti inducono a goderne pienamente la vibrante freschezza, tanta è “la fragranza” poetico-artistica che da esse promana; ti vengono incontro quasi volessero balzare fuori dalla tela e vivere di vita e luce proprie.

Prof. Salvatore Antonio Leone    (Treviso, 23/8/ 2004)

Luce nel Sile

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