LA MATERIA ED IL COLORE Presentazione in occasione dell’esposizione nella
Chiesa del ‘700 di Postioma (TV) (17-25 agosto 2014)
Come nella celebre
poesia di Quasimodo “Ed è subito sera”, l’uomo si sente prigioniero dello
spazio e del tempo, in altre parole si sente inchiodato dalla materia. Ma egli
non è solo materia, ed ecco che il suo
spirito anela a rompere questi vincoli per approdare alla piena libertà da
essi, cioè all’Assoluto. In questa tensione, che con varia intensità scuote
l’uomo e lo rende inquieto, l’artista ha un compito per l’umanità
insostituibile. Egli non evade dalla realtà, ma usa la sua “prigionia”, le sue
“catene” di essere mortale per andare oltre i muri, gli anelli della ragione,
per tendere all’espressione assoluta in grado di esprimere la sua integralità e
totalità di uomo, per recuperare quella scheggia di divino che c’è in lui, come
in ogni uomo. In questa ricerca il poeta ed il musicista riescono, forse, con
più facilità a superare il materiale, data l’impalpabilità della parola e della
nota; lo scultore, il pittore si cimentano più fisicamente con la materia, ma
il risultato che ne sortisce è sublime.
Noi percepiamo il
colore grazie alla luce e possiamo definire Ilario Menegaldo “ladro di luce”.
Nei suoi dipinti, infatti, cogliamo la pienezza della luce, che dialoga con gli
altri tre elementi considerati fin dall’antichità i fautori della vita: la
terra, l’aria, l’acqua. E’ su quest’ultimo elemento che Ilario Menegaldo
insiste nella sua produzione artistica: il Sile è protagonista indiscusso in
molte sue opere. Allo scorrere silente delle acque del fiume trevigiano, da
cui il nome Sile, lo sguardo della ragione non si assopisce, ma si fa permeare
dallo sguardo dello spirito. Il paesaggio fluviale, colto nelle varie stagioni,
si caratterizza così per un’atmosfera trasognata ed a tratti malinconica.
Malinconia per qualcosa che si sta irrimediabilmente perdendo? Grazie all’arte
di Ilario Menegaldo alcuni scorci paesaggistici o frammenti di natura
resteranno immortali, non come ricordi del passato, ma come emozionanti
testimonianze di vita. Prof. Mario De Conto
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